Rogers postula che quando una persona riesce ad autochiarificare il suo quadro personale, cioè quando in autonomia riesce a comprendere la sua specifica situazione, allora per conseguenza potrà scegliere, sempre in autonomia, i modi e i comportamenti più consoni attraverso i quali risolvere il suo conflitto, e dunque giungere alla sua decisione.
Tale approccio è subordinato al possesso, da parte della persona, di intatte potenzialità di comprensione e di giudizio (seppur momentaneamente ‘confuse’ dalla sola situazione conflittuale). In una visione più generale e macroscopicamente esemplificativa, vediamo una persona (non-malata) alle prese con un conflitto, il quale temporaneamente ‘blocca’ la ‘tendenza attualizzante’ dell’individuo stesso; l’intervento di Counseling si pone dunque come strumento di facilitazione per far sì che la persona possa dapprima ascoltarsi e poi comprendere le modalità attraverso le quali ‘ri-collegarsi’ alla propria ‘tendenza attualizzante’.
Come spiegato nei corsi dell’Università Popolare Socratica con sede a Rapallo (GE), nel modello rogersiano classico, l’intervento di Counseling è quindi un colloquio nel quale il Counselor (Professionista dell’Ascolto Attivo ai sensi della Legge 4/2013) ascolta il suo interlocutore e attraverso precise modalità dialogiche lo facilita nel suo processo di autocomprensione, di autoesplorazione di esperienze, comportamenti ed emozioni, di autochiarificazione rispetto al quadro delle sue possibili scelte, dei possibili cambiamenti personali e delle eventuali competenze da acquisire.
Ovviamente per condurre un buon colloquio professionale non basta l’intenzione, bensì occorre un metodo. Prima di accennare alla metodologia ‘tecnica’ è necessario focalizzarsi sulle competenze umane che il Counselor deve possedere, ovvero ciò che Rogers ha definito: ‘Un Modo di Essere’.
Rogers ha difatti individuato tre attitudini personali del Counselor, tre disposizioni umane (definite ‘Atteggiamenti’), che sono il fondamento su cui basare una Relazione di Aiuto efficace e quindi un buon colloquio professionale. Questi tre atteggiamenti (sempre in estrema sintesi) sono:
– Comprensione Empatica, ovvero la capacità di ascoltare il proprio interlocutore comprendendo ciò che lui vive, vede e sente dal suo punto di vista, con la sua esperienza, dalla sua posizione. (Il Counselor non determina ciò che egli penserebbe o sentirebbe al posto del Cliente, ma cerca di comprendere che cosa il Cliente pensa e sente da quella sua determinata posizione).
– Accettazione Incondizionata, ovvero la capacità di accettare e accogliere senza condizioni e senza giudizio o pre-giudizio qualsiasi punto di vista e/o eventuale scelta dell’interlocutore stesso. (Il Counselor non determina che cosa è ‘meglio’ o ‘peggio’, o ‘auspicabile’, o ‘conveniente’… bensì accoglie senza riserve gli orientamenti, i desideri, le scelte… del Cliente).
– Autenticità, ovvero la capacità di NON porsi come ‘guida’, ‘maestro’, ‘educatore’… ma al contrario di porsi come persona sinceramente interessata ad ascoltare e a comprendere unicamente le modalità attraverso le quali l’interlocutore vive il suo conflitto. (Il Counselor non vive una posizione ‘verticale’ -cattedratica, professorale, clinica…-, ma ascolta dalla posizione ‘orizzontale’ di chi mette a disposizione una propria competenza ‘alla pari’: ecco perché Rogers ha coniato i termini ‘neutri’ di ‘Counselor’ -anziché esperto di- e ‘Cliente’ -anziché paziente, allievo…-).
Da queste brevi specifiche si comprende come gli interventi del Counselor NON debbano in alcun modo:
– Valutare (questo è positivo… in effetti è un problema…);
– Interpretare (questo le capita perché lei ha un problema irrisolto con…);
– Investigare (e mi dica, le è già successo anche con altre persone…?);
– Fornire Sostegno (vedrà che tutto si sistemerà…);
– Fornire Soluzioni o Consigli (penso che potrebbe esserle utile fare…).
La figura del Counselor si distingue quindi nettamente da quella dello Psicologo e/o dello Psicoterapeuta: non si occupa del ‘disagio’ o dei ‘traumi’, non attua consulenze psicologiche o terapie o alcuna forma di ‘cura’, non orienta o interpreta il suo cliente, non dispensa farmaci.
Risulta evidente che per riuscire a tenere e soprattutto a ‘sentire’ questo corretto approccio è necessario che il Counselor abbia svolto un importante lavoro di crescita personale, guidato da professionisti qualificati e specificamente preparati. Sul piano più espressamente ‘tecnico’, gli interventi del Counselor (sebbene siano articolati in diverse ‘tecniche’) sono esclusivamente basati su una matrice dialogica più genericamente definita ‘Riformulazione’.
La ‘Riformulazione’ è la competenza di ‘riassumere’ in concetti e termini equivalenti (cioè in modo più ‘sintetico’ e ‘ordinato’, senza aggiungere, togliere, distorcere…) tutto ciò che il Cliente abbia espresso con le parole o manifestato nei sentimenti, e di ‘farlo riascoltare’ al Cliente affinché lo stesso sia facilitato ad autoprecisare, autocorreggere, autocomprendere… i contenuti o i sentimenti che ha appena palesati. Obiettivo ultimo quello di facilitare il Cliente verso l’autocomprensione e autochiarificazione di quanto abbia detto e provato, fino all’autodeterminazione di quanto desideri e senta di fare per la sua situazione e in congruenza alla specificità delle sue risorse e possibilità. In linea generale il Counselor, attraverso l’Ascolto Attivo:
1) È teso a comprendere esattamente ciò che il Cliente dice (senza aggiungere, togliere, distorcere…);
2) È teso a comprendere empaticamente ciò che il Cliente sente (senza aggiungere, togliere, distorcere…);
3) Riformula esattamente ciò che egli stesso ha compreso e sentito e verifica con il Cliente se la sua comprensione è esatta (per es.: “se ho compreso bene lei sta pensando di licenziarsi perché non si sente apprezzato dal suo capo. Ho capito correttamente?”);
Finalità: il Cliente può così riascoltare se stesso e confermare o ‘aggiustare’ in totale autonomia le sue affermazioni e il suo sentire, fino ad autochiarificare la sua posizione e compiere le sue scelte.
Il processo si conclude in un numero circoscritto di incontri pre-concordati (5, 6), quelli cioè ritenuti utili a chiarificare il solo conflitto portato dal Cliente, senza alcuna ‘indagine’ o ‘disamina’ o ‘esplorazione’ che dir si voglia rispetto a temi psico-personologici strutturali o alla storia di vita del Cliente. Il ‘focus’ è dunque ‘hic et nunc’, cioè unicamente sul ‘qui e ora’ e sul conflitto in oggetto.
Nel caso in cui negli incontri concordati il Cliente non risolvesse in autonomia il suo conflitto, potrà comunque emergere più nitidamente l’esigenza di consultare un’altra figura professionale (per esempio Psicologo, Psicoterapeuta…). Tutto ciò non ha nulla a che vedere con un processo di ‘diagnosi’, o ‘cura’, o ‘terapia’… ma si delinea invece in un intervento di ‘ascolto empatico’ che ‘favorisce’ la persona in un suo percorso di autodeterminazione.